Nell’intreccio dell’ultimo orizzonte mi accorsi di pensare a te come gelsomino notturno. Mentre ti attardavi nei sogni mesti per amore dei tuoi figli, materno altare, sacrificio di un mondo antico cieco istinto di luce smorzata: parevi surreale allora nella mia insensata giovinezza. Ora ai miei occhi, cara madre, sei doppiamente bella come un gelsomino notturno profumato, pensando al tuo duro lavoro e a quanto mi hai amato: nel rimpianto ti rivivo. Sul sentiero di uno spazio immaginario ascolto l’eco di una voce melliflua: sei tu, che mi parli al cuore.
© Adriana Mirando